Produzione
M2: 1957 (#926001) – 1967 (#1165000) (11 anni)
Totale
85.200 pezzi (poco più di 1/3 rispetto alle M3). Secondo una diversa fonte i
pezzi totali sarebbero 93.221 (leggi M2-R)
Produzione
M3: 1954 (#700000) – 1966 (#1164865) (13 anni)
Totale
226.178 pezzi
Ad
opinione di chi scrive, non si può iniziare a parlare di M2 senza studiare la
Leica MP (1956-1957); tanto che ben può dirsi che la M2 sia la discendente
diretta della MP. Più precisamente la MP (solo 449 pezzi prodotti
esclusivamente per una clientela selezionatissima di grandi fotografi
professionisti) è da considerarsi una sorta di null serie della M2. Occorre
ricordare che la MP non è altro che una M3 modificata secondo i desideri di
pochi fotografi professionisti di punta. La MP è sicuramente una discendente
diretta della M3; e la M2 è sicuramente la discendente diretta della MP;
tuttavia è fuorviante far discendere da queste premesse che la MP è l’anello
che congiunge la evoluzione della M3 in M2, perché la M2 non è assolutamente la
evoluzione della M3. La M3 e la M2 sono le capostipiti di due diverse linee di
evoluzione. In realtà la M3 non ha mai avuto una erede, quando la produzione si
estinse (1966) nessuna Leica M prese il suo posto. Al contrario la linea
genealogica della M2 ha portato alla M4, M5, M6 ecc sino alle attuali digitali.
La MP non è l’erede della M3, ma è una M3 modificata. A propria volta la MP ha
anticipato (o meglio: incubato) tutte le caratteristiche della M2, per cui può
sostenersi che la M2 non è altro che una MP disponibile per il pubblico. A ben
vedere, come ci fu una null serie che precedette la Leica I (1925) e come ci fu
una null serie che precedette la M3 (1954) la MP può definirsi la null serie
che precedette la Leica M2 (1957). Solo queste tre fotocamere Leica ebbero
l’onore di essere precedute da una null serie.
Vediamo
quindi le differenze tra la M3 e la M2 considerando il momento di passaggio
attraverso la MP
1)
Autoscatto. Sempre presente nelle M3. Assente invece
nella MP, ma alcune di esse vennero inviate indietro in fabbrica affinché
venisse montato. Assente sulle prime M2, ma successivamente (1958 #949101)
venne introdotto su richiesta, poi fornito di serie saltuariamente (1960
#1004151) ed infine di serie su tutta la produzione.
2)
Telemetro e
cornicette. La M3 aveva un
mirino rimasto unicum nella serie M: ingrandimento 0.91, base telemetrica
(effettiva) di 63,71 mm e cornicette 50, 90 e 135 mm. La MP aveva, di serie, lo
stesso telemetro della M3 ed è proprio per questa caratteristica che la MP si
definisce: M3 con alcune modifiche. Tuttavia si dimenticano due circostanze di
massima importanza. Alcune MP portavano incisa la scritta SP perché avevano una caratteristica
rivoluzionaria: un telemetro di tipo completamente diverso, per ospitare le
cornicette 35, 50 e 90 mm, sacrificando ovviamente l’ingrandimento, sceso a .72
e la base telemetria effettiva a 49,86 mm (-21% rispetto alla M3). La M2 adotta
appunto questo ultimo tipo di telemetro. Il telemetro “economico” della M2
(come viene sprezzantemente definito dai fanatici della M3) NON debutta quindi
con la M2, bensì un anno prima, nel 1956, con la molto cool MP, per espressa volontà dei fotografi
professionisti. Volontà manifestata anche in altro modo: molti professionisti
possessori della MP con il nobile telemetro della M3 (.91), rimandarono la loro
MP in fabbrica affinché fosse sostituito con il telemetro plebeo della (non
ancora nata) M2 (.72). Per la maggioranza dei fotografi professionisti infatti,
la cornicetta del 35 mm valeva, da sola, lo svantaggio di un ingrandimento
(ovviamente) inferiore. Questo punto è di fondamentale importanza. Il luogo
comune vuole che Leitz introdusse il telemetro economico della M2 per
risparmiare sui costi, e poter offrire in tal modo una Leica M di serie B a chi
non poteva permettersi il modello top della M3. Non è così. Una prova palese
che non sia così è offerta dagli stessi numeri di produzione: la M3 e la M2
vennero offerte al mercato contemporaneamente, per un numero di anni assai
simile; eppure vennero vendute il triplo delle M3 rispetto alle M2; quantunque
esse fossero decisamente più care (+16% rispetto alla M2 con self timer e +29%
rispetto alla M2 senza self timer). Se le M2 fossero state le Leica M di chi
non aveva i soldi per una M3, il numero di M2 vendute avrebbe dovuto essere
maggiore e non minore rispetto alle M3. La verità è che la M2 si rivolgeva ad
una utenza diversa e meno numerosa rispetto a quella della M3. La M3 è la Leica
della regina; la M2 la Leica del fotografo ufficiale della regina. Il telemetro
con ingrandimento .72 e cornice del 35 mm, sicuramente costerà meno di quello
della M3, ma non venne introdotto per risparmiare. Venne introdotto per volontà
dei fotografi professionisti i quali, occorre tenerlo a mente, costituiscono
una fetta molto importante di clienti Leica M. Se i clienti più numerosi sono
infatti i ricchi, tuttavia subito dopo si piazzano i professionisti. Inoltre i
professionisti, al contrario dei ricchi, acquistano anche i costosissimi
accessori e sostituiscono più volte la loro Leica con un modello più recente.
Sono inferiori di numero, ma spendono di più. Non a caso Leitz non ha mai più
usato il nobile telemetro della M3 (.91) per nessun’altra fotocamera M; nemmeno
dopo che la M3 è uscita di produzione (1966). I fanatici della M3 evitano di
porsi questa domanda: se il telemetro della M3 è veramente il Paradiso in
terra, come mai Leitz non lo ha montato sulla M4 o M5 o M6 ecc.? Quantomeno
avrebbe potuto affiancare una M4 Plus alla plebea M4 con telemetro della M2. O
una M5 Gold, o M6 Premium, o una M7 King alle rispettive versioni plebee. Leitz
ha usato il telemetro dei sogni solo sulla M3. Deve esserci un motivo sensato.
Io lo individuo in ciò: per la clientela dei ricchi, la M3 basta ed avanza. Non
a caso la M3 è stata di gran lunga la Leica M più venduta (235.258 pezzi, il
25% della produzione totale). Ciò non può stupire, perché i clienti più
numerosi di Leitz sono i ricchi, i quali hanno potuto acquistare una M3 nuova
per ben 12 anni (1954-1966). Non c’era bisogno di fornire aggiornamenti per
questa clientela. Dopo il 1966 i ricchi hanno dovuto scegliere: o abbassarsi ad
acquistare una Leica M plebea pensata per i professionisti; oppure rivolgersi
all’usato, oppure emigrare verso altre marche. Comunque Leitz ha decretato che
fosse antieconomico sviluppare una Leica M erede della M3, destinata ossia al
pubblico dei ricchi. I costi sarebbero stati superiori ai ricavi; i ricchi
infatti sono numerosi, ma spendono poco in fotocamere (si limitano ad un corpo
macchina ed una lente per tutta la vita).
3)
Contapose
esterno e da azzerare manualmente.
La M3 aveva il noto contapose interno, visibile attraverso una finestrella, il
quale si azzerava automaticamente quando veniva estratto rocchetto ricevente
(quindi non era sufficiente l’apertura del fondello o l’apertura dello
sportello posteriore per azzerare il contapose). Questo tipo di contapose si
ritroverà nella M4, ma non nella MP ed M2, le quali montano un contapose
esterno che va azzerato manualmente. Molti ritengono che il contapose esterno
sia una soluzione economica, adottata per la prima volta nella M2, per
risparmiare sui costi del contapose interno della M3. La prova quindi del fatto
che la M2 sia la versione economica della M3. Affermazione priva di fondamento.
L’adozione del contapose esterno nella MP smentisce questa tesi. Il contapose
esterno fu voluto dai fotografi professionisti per un preciso motivo pratico;
la economia di produzione non c’entra. Il motivo è presto detto: i fotografi
professionisti scattano molti più rullini rispetto a qualsiasi altra categoria
di fotografi. Il cambio pellicola deve essere rapido, e soprattutto pratico.
Chi fotografa per professione non ha né il tempo, né la comodità per seguire le
istruzioni di montaggio della pellicola che si leggono sul manuale utente della
Leica M3: togliere il plate inferiore, sollevare lo sportello posteriore,
estrarre il rocchetto ricevente (azione che azzera automaticamente il
contapose), infilare la pellicola nel rocchetto, inserire in sede,
contemporaneamente, sia il rullino che il rocchetto, chiudere lo sportello
posteriore, e poi il plate inferiore. Il fotografo professionista non può
gingillarsi con un rullino ed un rocchetto, fuori del corpo macchina, uniti tra
loro da un pezzo di pellicola di 10 cm, il tutto da infilare nel corpo
macchina. Per questo i fotografi professionisti hanno sviluppato una tecnica
alternativa rispetto a quella ortodossa: approfittando della presenza dello
sportello posteriore, essi infilano il rullino nella camera lasciando in sede
il rocchetto ricevente; poi estraggono 10 cm di pellicola e la infilano nel
rocchetto ricevente; fanno avanzare la pellicola, si accertano che il rullo
dentato abbia agganciato correttamente i fori della pellicola, e poi chiudono
sportello e plate inferiore. Questa tecnica è molto più pratica e previene il
rischio di perdere il rocchetto ricevente, far cadere dalle mani il rullino,
esporre la pellicola. Tuttavia l’azzeramento automatico del contapose (il quale
richiede necessariamente la estrazione del rocchetto) diviene, non solo
inutilizzabile, ma anche un vero e proprio impaccio, perché se non viene
estratto il rullino non solo si perde l’automatismo dell’azzeramento, ma non è
previsto nemmeno l’azzeramento manuale alternativo. Più in generale i fotografi
professionisti detestano tutto quanto è automatico in una fotocamera
(soprattutto se non è prevista l’opzione alternativa dell’azione manuale), perché,
se l’automatismo è un ausilio per il fotografo dilettante che scatta due
rullini l’anno e che dimentica le procedure; esso invece è inevitabilmente una
limitazione per chi scatta quattro rullini al giorno, perché gli impedisce di
scegliere soluzioni frutto della sua fantasia ed esperienza (ad esempio segnare
un numero di esposizioni superiori al reale, per regolarsi meglio e creare una
“riserva di pellicola”). E’ significativo il fatto che alcune MP vennero
inviate indietro in fabbrica affinché fosse montato l’autoscatto, ma nessun
fotografo professionista abbia chiesto di sostituire l’economico contapose
esterno, con un contapose interno de luxe. Il contapose, più di qualsiasi altra
differenza tra M2 ed M3, traccia un solco tra ciò che è desiderabile tra il
ricco che scatta qualche foto, ed il fotografo professionista.
4)
Single
stroke. Le prime M3 erano,
come noto, “double stroke”. Per caricare l’otturatore e far avanzare la
pellicola occorreva azionare due volte la leva di avanzamento pellicola. Tale
soluzione, in effetti stressa meno i meccanismi e ne assicura maggiore durata.
Il doppio colpo sarà anche adatto alla fotografia meditativa, ma la mancanza di
praticità di appare evidente. Molti utenti M3 chiesero la modifica in fabbrica
per passare dal double stroke al single stroke. Successivamente (1958 #919251)
Leitz adottò il single stroke di serie per tutte le M3 (e nessuno rimpianse il
colpo doppio). Le MP nacquero nel 1956, in piena era double stroke, per cui non
stupisce che, inizialmente, tutte le MP fossero “double stroke”, tuttavia molte
furono inviate indietro per essere modificate in single stroke. Punto
essenziale. Questa modifica non venne inizialmente pensata da Leitz, ma fu
voluta direttamente dai grandi fotografi. Considerando che la M2, dalla nascita
(1957), adottò il single stroke, si può a ragione concludere che, per questo
aspetto la M2 sia una evoluzione della M3.
5)
Manual frame selector. Ovvero la possibilità di selezionare
manualmente le cornicette nel mirino, a prescindere dall’ottica montata. Le
primissime M3 non avevano questa possibilità; essa venne introdotta l’anno
successivo al debutto (1955 #785891). Le MP e le M2 hanno questa facoltà da
sempre. Anche sotto questo aspetto si può concludere che la M2 sia una
evoluzione della M3.
6)
Piastra
pressa pellicola in metallo.
Le prime M3 lo avevano in vetro; il passaggio al metallo è di tre anni dopo il
debutto (1957 #844001). Le MP e le M2 la hanno in metallo da sempre. Anche
sotto questo aspetto si può concludere che la M2 sia una evoluzione della M3.
7)
Tempi in
progressione matematica. Le
prime M3 conservavano la tradizionale progressione delle Leica a vite (dal
1925) B, 1, 2, 5, 10, 25, 50, 100, 250, 500, 1000; il passaggio ad una più
moderna, razionale e standardizzata progressione matematica è di tre anni dopo
il debutto (1957 da #854001) B, 1, 2, 4, 8, 15, 30, 60, 125, 250, 500, 1000. Le
MP e le M2 la hanno da sempre. Anche sotto questo aspetto si può concludere che
la M2 sia una evoluzione della M3.
8)
MP Leicavit. Le M3 non hanno mai avuto la possibilità di
montare un Leicavit, ossia un motore (quantunque azionato a mano) per
l’avanzamento della pellicola in alternativa alla leva di carica. Era possibile
chiedere una modifica in fabbrica per consentire tale montaggio, ma appunto la
M3 doveva essere modificata su richiesta. Tale eventualità non è mai stata
introdotta di serie. Né la cosa può stupire perché, un ricco che fotografa ogni
tanto, non avverte alcun bisogno di appesantire la propria Leica con un motore.
Si tratta di un accessorio che interessa esclusivamente il fotografo
professionista. Le MP e le M2, hanno da sempre la facoltà nativa di accettare
il Leicavit. E’ una circostanza questa molto importante, perché esclude che la
M2 sia una evoluzione della M3; bensì che la MP e la M2 seguono una strada
diversa rispetto alla M3: esse sono destinate ai fotografi professionisti, gli
unici realmente interessati ad un motore. Questa è la prova regina che la M2 è
stata pensata per un pubblico diverso rispetto a quello della M3.
9)
Anelli porta
cinghia triangolari. La M3
li ha avuti di diverse forme e posizioni lungo la sua produzione. La M2 solo
tondi.
10)
profondità
di campo nel mirino. Le
prime M3 non avevano questa caratteristica, la quale venne introdotta
successivamente (1958 #919251). Essa era assente anche nella MP, ma l’assenza
era giustificata, in quanto essa venne introdotta successivamente. La M2 lo
aveva di serie sin dalla nascita (1957 #926001). I lettori attenti avranno
notato che qualcosa non torna: una M2 del 1957 ha numero di serie 926001, mentre
una M3 del 1958 ha numero di serie più basso: 919251. Dov’è l’errore? Nessun
errore, bensì una spiegazione semplice funzionale ad illustrare la tesi qui
descritta e pertanto meritevole di esposizione. Da sempre Leitz nutre una
passione per i numeri tondi. Già nel 1800, quando produceva esclusivamente
microscopi, Leitz regalava ( per motivi pubblicitari)un proprio prodotto avente
un numero di serie pieno, ad un esponente illustre dell’epoca (quasi sempre uno
scienziato tedesco). La prassi passò alle fotocamere ed in aggiunta, il debutto
di ogni nuovo modello, doveva coincidere con un numero di serie pieno. Il
numero di debutto di un nuovo modello, pertanto, veniva scelto in anticipo
rispetto alla produzione corrente, e combaciava con il numero pieno il cui
avvento sarebbe stato più vicino. Tuttavia, le esigenze di marketing, non
potevano ovviamente attendere che la produzione raggiungesse il numero pieno
fatidico: il nuovo prodotto doveva debuttare nel momento più opportuno
(solitamente in occasione della presentazione ad una importante fiera
espositiva). Nel caso della M2, il debutto con un seriale pieno (926001),
avvenne nel 1957, prima che la numerazione corrente raggiungesse tale livello.
Per l’esatto ordine cronologico, pertanto, occorre avere riguardo
esclusivamente alla data di fabbricazione, piuttosto che al numero di serie.
Questo dimostra che la profondità di campo visibile nel mirino fece il suo
debutto nella M2: la M3 seguì l’esempio, e la MP era già uscita di produzione.
Alcune MP ottennero tale caratteristica su richiesta dei proprietari.
11)
Film
remainder. A causa del
progresso tecnologico, e nello specifico dell’aumentata sensibilità delle
pellicole fotografiche, si è reso necessario modificare il remainder del tipo e
sensibilità delle pellicole che si trova inciso nella parte posteriore. La M3
ha tre diversi tipi 1) 6-200 ASA; 2) 4-1000 ASA; 3) 4-1300 ASA. La M2 invece
solo due: 4-1000 ASA e 4-1300 ASA
VERSIONI
M2
(Type 1) 1957 – da #926001
(21.441 pezzi) su 85.200 totali 25%
La
prima versione aveva un bottone per lo sblocco pellicola (invece che la leva
come la M3) e non aveva il self timer
Novità – 1958 da #931001 a #933000 (2.000 pezzi)
Hanno
una finestra più piccola
M2
(Type 2) – 1959 da #970261(10.739 pezzi) su 85.200
totali 13%
La
seconda versione aveva la leva per lo sblocco pellicola (come la M3) e non
aveva il self timer.
Tuttavia, già dal 1958 da #947501
(#949101 secondo altra versione), il cliente poteva chiedere, al momento dell'ordine, che fosse montato il self timer, come optional. Secondo una 1a tesi (poco credibile) la sigla M2X sarebbe il nome (non ufficiale e men che meno inciso sul plate) dato
alle M2 seconda versione equipaggiate con il self timer su richiesta del
cliente.
M2X (2a tesi James Lager) –
1962
è
nome che compare nei cataloghi (ma non compare inciso sul plate) per
indicare la M2 senza self timer, annunciata da Leitz nel 1962. Si tratta di un
ritorno alle origini. La sigla serve per distinguerla dal Type 1 (la prima M2
del 1957) che non aveva il self timer.
M2
(Type 3) – 1960 da #1004151
(53.020 pezzi) su 85.200 totali 62%
La
terza versione aveva sia la leva per lo sblocco pellicola (come la M3), sia il
self timer (come la M3)
M2S (code: KOOHV) – 1960
#1004151
è
nome che compare nei cataloghi (non compare inciso come tale sul plate) dato in
USA appunto a questa terza versione.
M2-M (o M2-Mot) – 1966 da #1163771 a #1164046
(276 pezzi) (esempio: #1163840)
M2
modificata per poter montare un motore elettrico. La sigla compare incisa sul
plate superiore. Come la MP2 autentica accetta il motore elettrico, si
differenzia da quella perché effettivamente commercializzata e non mero
prototipo. Comunque era possibile chiedere una modifica in fabbrica per fare in
modo che qualsiasi M2 accettasse il motore elettrico.
MP2
(autentica) – 1958/59
(secondo Rogliatti 1962/63) tra #935501 e #935511 (12 pezzi) + tra #952001 e
#952015 (15 pezzi)
La definisco autentica per distinguerla
dalla volgarmente detta MP2 (vedi sotto). La autentica (al contrario
dell’altra) porta la sigla incisa sul plate superiore. Pochissimi pezzi a
livello di prototipi interni. E’ equipaggiata con circuiti elettrici in
fabbrica per sperimentare il motore elettrico.
MP2 – 1958 da #935001 a #935512 + 1959 da
#952001 a #952015 (527 pezzi)
nome che non compare inciso come tale sul plate. Non è
altro che una comune M2S (ossia con autoscatto) venduta insieme al Leicavit.
Prendeva semplicemente il posto della MP la cui produzione non solo era per
utenti selezionati, ma era anche cessata.
Novità – 1959 da #960601
New
light window
M2
Luftwaffe - 1960 da #1005751
a #1005770 (20 pezzi totali)
è il nome non ufficiale per indicare una fornitura
speciale per l’aviazione militare tedesca. Nei registri queste fotocamere sono
indicate come se fossero “nere”. Specifiche: 1) cornicette 35, 50, 90 e 135 mm;
2) finitura grigia; 3) senza selftimer
M2 NASA Nome non ufficiale. Fornitura per il programma spaziale
M2S
(nome militare KS-15) – 1966
da #1162451 a #1164550 (2.100 pezzi totali)
Anche
detta “M2 Vietnam era”
Si
tratta del modello normale di M2 con una modifica (rocchetto ricevente fisso e
non più asportabile) per permettere il caricamento rapido della pellicola. La
stessa modifica diventerà lo standard nelle Leica M4. Non va confuso con M2-S,
nome non ufficiale usato solo in USA per designare le M2 con self timer.
M2–R –1969 da #1248201 a #1250200 (2.000 pezzi)
Sembrerebbe una anomalia: la produzione di M2 cessò nel
1967 con la #1165000. In realtà si tratta semplicemente della M2S venduta al
pubblico. L’esercito USA aveva ritirato la commessa di M2S, così la Leitz
dovette vendere le fotocamere sul mercato civile. La sigla compare incisa sul
plate superiore. Ne esiste solo una nera (#1207000) ed una chrome poi
trasformata in black-chrome per errore(#1248646). A mio avviso queste camere
non vanno sommate alle M2S perché sono semplicemente le stesse: delle 2.100
camere commissionate dall’esercito USA, solo 100 vennero effettivamente usate,
mentre le altre 2.000 non furono consegnate perché la commessa venne ritirata.
Pertanto il numero della M2-R è ricompresso nelle M2S e la produzione di M2
cessò effettivamente nel 1967; le M2-R vennero vendute (non prodotte) nel 1969,
ed il numero di serie venne cambiato per non farle sembrare per quello che
erano: fondi di magazzino.
Produzione
dei primi due anni (1957 – 1958)
SN
iniz SN fine nome anno pezzi
926001 92600 M2 1957 200
929001 931000 M2
nera 1958 2000
alcune
versioni negano che si tratti di modelli neri
931001 933000 M2 finestra piccola 1958 2000
questa
finestra più piccola compare solo in una fonte
935001 935501 M2P M2+leicavit 1958 500
935501 935511 M2P motore elettr. 1962? 11?
935513 937500 M2
cromata 1958 2500
CODEWORDS
Leitz
usava, originariamente, un codeword alfabetico di cinque lettere;
successivamente è stata adottato un codice numerico.
All’epoca
delle prime Leica M (anni cinquanta) i due codici coesistevano.
Le
telecamere M2 con attacco del treppiede (tripod bush) di tipo europeo (1/4
pollice) hanno come terza cifra del codeword numerico il n. 3 (es. 10308). Quelle con attacco treppiede di tipo USA
(3/8 pollice), quindi di diametro più piccolo, hanno come terza cifra del
codeword il n. 8 (es. 10808).
10300 M2X
(M2 senza self timer post 1962)
KOOHE 10308 M2 solo corpo chrome (con o senza self-timer ante
1962)
10309 M2
solo corpo black(con
o senza self-timer ante 1962)
KOOHV M2S (M2 con self-timer post 1962)
10331 M2
con con Summicron 35/2
10333 M2
con con Summaron 35/2,8
KIHOO 10335 M2 con con Elmar 50/2,8
KIOOL 10336 M2 con con Summicron 50/2
KSOOB 10337 M2 con con Summilux 50/1,4
KNOOG 10338 M2 con con Summicron 50/2 messa a fuoco brevi distanze
KEZOO 10339 M2 con con Elmar 50/3,5
KOOIW M2 con con Summarit 50/1,5