lunedì 4 settembre 2017

Leica M2 SUMMA


Produzione M2: 1957 (#926001) – 1967 (#1165000) (11 anni)
Totale 85.200 pezzi (poco più di 1/3 rispetto alle M3). Secondo una diversa fonte i pezzi totali sarebbero 93.221 (leggi M2-R)
Produzione M3: 1954 (#700000) – 1966 (#1164865) (13 anni)
Totale 226.178 pezzi

Ad opinione di chi scrive, non si può iniziare a parlare di M2 senza studiare la Leica MP (1956-1957); tanto che ben può dirsi che la M2 sia la discendente diretta della MP. Più precisamente la MP (solo 449 pezzi prodotti esclusivamente per una clientela selezionatissima di grandi fotografi professionisti) è da considerarsi una sorta di null serie della M2. Occorre ricordare che la MP non è altro che una M3 modificata secondo i desideri di pochi fotografi professionisti di punta. La MP è sicuramente una discendente diretta della M3; e la M2 è sicuramente la discendente diretta della MP; tuttavia è fuorviante far discendere da queste premesse che la MP è l’anello che congiunge la evoluzione della M3 in M2, perché la M2 non è assolutamente la evoluzione della M3. La M3 e la M2 sono le capostipiti di due diverse linee di evoluzione. In realtà la M3 non ha mai avuto una erede, quando la produzione si estinse (1966) nessuna Leica M prese il suo posto. Al contrario la linea genealogica della M2 ha portato alla M4, M5, M6 ecc sino alle attuali digitali. La MP non è l’erede della M3, ma è una M3 modificata. A propria volta la MP ha anticipato (o meglio: incubato) tutte le caratteristiche della M2, per cui può sostenersi che la M2 non è altro che una MP disponibile per il pubblico. A ben vedere, come ci fu una null serie che precedette la Leica I (1925) e come ci fu una null serie che precedette la M3 (1954) la MP può definirsi la null serie che precedette la Leica M2 (1957). Solo queste tre fotocamere Leica ebbero l’onore di essere precedute da una null serie.
Vediamo quindi le differenze tra la M3 e la M2 considerando il momento di passaggio attraverso la MP
1)    Autoscatto. Sempre presente nelle M3. Assente invece nella MP, ma alcune di esse vennero inviate indietro in fabbrica affinché venisse montato. Assente sulle prime M2, ma successivamente (1958 #949101) venne introdotto su richiesta, poi fornito di serie saltuariamente (1960 #1004151) ed infine di serie su tutta la produzione.
2)    Telemetro e cornicette. La M3 aveva un mirino rimasto unicum nella serie M: ingrandimento 0.91, base telemetrica (effettiva) di 63,71 mm e cornicette 50, 90 e 135 mm. La MP aveva, di serie, lo stesso telemetro della M3 ed è proprio per questa caratteristica che la MP si definisce: M3 con alcune modifiche. Tuttavia si dimenticano due circostanze di massima importanza. Alcune MP portavano incisa la scritta SP perché avevano una caratteristica rivoluzionaria: un telemetro di tipo completamente diverso, per ospitare le cornicette 35, 50 e 90 mm, sacrificando ovviamente l’ingrandimento, sceso a .72 e la base telemetria effettiva a 49,86 mm (-21% rispetto alla M3). La M2 adotta appunto questo ultimo tipo di telemetro. Il telemetro “economico” della M2 (come viene sprezzantemente definito dai fanatici della M3) NON debutta quindi con la M2, bensì un anno prima, nel 1956, con la molto cool MP, per espressa volontà dei fotografi professionisti. Volontà manifestata anche in altro modo: molti professionisti possessori della MP con il nobile telemetro della M3 (.91), rimandarono la loro MP in fabbrica affinché fosse sostituito con il telemetro plebeo della (non ancora nata) M2 (.72). Per la maggioranza dei fotografi professionisti infatti, la cornicetta del 35 mm valeva, da sola, lo svantaggio di un ingrandimento (ovviamente) inferiore. Questo punto è di fondamentale importanza. Il luogo comune vuole che Leitz introdusse il telemetro economico della M2 per risparmiare sui costi, e poter offrire in tal modo una Leica M di serie B a chi non poteva permettersi il modello top della M3. Non è così. Una prova palese che non sia così è offerta dagli stessi numeri di produzione: la M3 e la M2 vennero offerte al mercato contemporaneamente, per un numero di anni assai simile; eppure vennero vendute il triplo delle M3 rispetto alle M2; quantunque esse fossero decisamente più care (+16% rispetto alla M2 con self timer e +29% rispetto alla M2 senza self timer). Se le M2 fossero state le Leica M di chi non aveva i soldi per una M3, il numero di M2 vendute avrebbe dovuto essere maggiore e non minore rispetto alle M3. La verità è che la M2 si rivolgeva ad una utenza diversa e meno numerosa rispetto a quella della M3. La M3 è la Leica della regina; la M2 la Leica del fotografo ufficiale della regina. Il telemetro con ingrandimento .72 e cornice del 35 mm, sicuramente costerà meno di quello della M3, ma non venne introdotto per risparmiare. Venne introdotto per volontà dei fotografi professionisti i quali, occorre tenerlo a mente, costituiscono una fetta molto importante di clienti Leica M. Se i clienti più numerosi sono infatti i ricchi, tuttavia subito dopo si piazzano i professionisti. Inoltre i professionisti, al contrario dei ricchi, acquistano anche i costosissimi accessori e sostituiscono più volte la loro Leica con un modello più recente. Sono inferiori di numero, ma spendono di più. Non a caso Leitz non ha mai più usato il nobile telemetro della M3 (.91) per nessun’altra fotocamera M; nemmeno dopo che la M3 è uscita di produzione (1966). I fanatici della M3 evitano di porsi questa domanda: se il telemetro della M3 è veramente il Paradiso in terra, come mai Leitz non lo ha montato sulla M4 o M5 o M6 ecc.? Quantomeno avrebbe potuto affiancare una M4 Plus alla plebea M4 con telemetro della M2. O una M5 Gold, o M6 Premium, o una M7 King alle rispettive versioni plebee. Leitz ha usato il telemetro dei sogni solo sulla M3. Deve esserci un motivo sensato. Io lo individuo in ciò: per la clientela dei ricchi, la M3 basta ed avanza. Non a caso la M3 è stata di gran lunga la Leica M più venduta (235.258 pezzi, il 25% della produzione totale). Ciò non può stupire, perché i clienti più numerosi di Leitz sono i ricchi, i quali hanno potuto acquistare una M3 nuova per ben 12 anni (1954-1966). Non c’era bisogno di fornire aggiornamenti per questa clientela. Dopo il 1966 i ricchi hanno dovuto scegliere: o abbassarsi ad acquistare una Leica M plebea pensata per i professionisti; oppure rivolgersi all’usato, oppure emigrare verso altre marche. Comunque Leitz ha decretato che fosse antieconomico sviluppare una Leica M erede della M3, destinata ossia al pubblico dei ricchi. I costi sarebbero stati superiori ai ricavi; i ricchi infatti sono numerosi, ma spendono poco in fotocamere (si limitano ad un corpo macchina ed una lente per tutta la vita).
3)    Contapose esterno e da azzerare manualmente. La M3 aveva il noto contapose interno, visibile attraverso una finestrella, il quale si azzerava automaticamente quando veniva estratto rocchetto ricevente (quindi non era sufficiente l’apertura del fondello o l’apertura dello sportello posteriore per azzerare il contapose). Questo tipo di contapose si ritroverà nella M4, ma non nella MP ed M2, le quali montano un contapose esterno che va azzerato manualmente. Molti ritengono che il contapose esterno sia una soluzione economica, adottata per la prima volta nella M2, per risparmiare sui costi del contapose interno della M3. La prova quindi del fatto che la M2 sia la versione economica della M3. Affermazione priva di fondamento. L’adozione del contapose esterno nella MP smentisce questa tesi. Il contapose esterno fu voluto dai fotografi professionisti per un preciso motivo pratico; la economia di produzione non c’entra. Il motivo è presto detto: i fotografi professionisti scattano molti più rullini rispetto a qualsiasi altra categoria di fotografi. Il cambio pellicola deve essere rapido, e soprattutto pratico. Chi fotografa per professione non ha né il tempo, né la comodità per seguire le istruzioni di montaggio della pellicola che si leggono sul manuale utente della Leica M3: togliere il plate inferiore, sollevare lo sportello posteriore, estrarre il rocchetto ricevente (azione che azzera automaticamente il contapose), infilare la pellicola nel rocchetto, inserire in sede, contemporaneamente, sia il rullino che il rocchetto, chiudere lo sportello posteriore, e poi il plate inferiore. Il fotografo professionista non può gingillarsi con un rullino ed un rocchetto, fuori del corpo macchina, uniti tra loro da un pezzo di pellicola di 10 cm, il tutto da infilare nel corpo macchina. Per questo i fotografi professionisti hanno sviluppato una tecnica alternativa rispetto a quella ortodossa: approfittando della presenza dello sportello posteriore, essi infilano il rullino nella camera lasciando in sede il rocchetto ricevente; poi estraggono 10 cm di pellicola e la infilano nel rocchetto ricevente; fanno avanzare la pellicola, si accertano che il rullo dentato abbia agganciato correttamente i fori della pellicola, e poi chiudono sportello e plate inferiore. Questa tecnica è molto più pratica e previene il rischio di perdere il rocchetto ricevente, far cadere dalle mani il rullino, esporre la pellicola. Tuttavia l’azzeramento automatico del contapose (il quale richiede necessariamente la estrazione del rocchetto) diviene, non solo inutilizzabile, ma anche un vero e proprio impaccio, perché se non viene estratto il rullino non solo si perde l’automatismo dell’azzeramento, ma non è previsto nemmeno l’azzeramento manuale alternativo. Più in generale i fotografi professionisti detestano tutto quanto è automatico in una fotocamera (soprattutto se non è prevista l’opzione alternativa dell’azione manuale), perché, se l’automatismo è un ausilio per il fotografo dilettante che scatta due rullini l’anno e che dimentica le procedure; esso invece è inevitabilmente una limitazione per chi scatta quattro rullini al giorno, perché gli impedisce di scegliere soluzioni frutto della sua fantasia ed esperienza (ad esempio segnare un numero di esposizioni superiori al reale, per regolarsi meglio e creare una “riserva di pellicola”). E’ significativo il fatto che alcune MP vennero inviate indietro in fabbrica affinché fosse montato l’autoscatto, ma nessun fotografo professionista abbia chiesto di sostituire l’economico contapose esterno, con un contapose interno de luxe. Il contapose, più di qualsiasi altra differenza tra M2 ed M3, traccia un solco tra ciò che è desiderabile tra il ricco che scatta qualche foto, ed il fotografo professionista.
4)    Single stroke. Le prime M3 erano, come noto, “double stroke”. Per caricare l’otturatore e far avanzare la pellicola occorreva azionare due volte la leva di avanzamento pellicola. Tale soluzione, in effetti stressa meno i meccanismi e ne assicura maggiore durata. Il doppio colpo sarà anche adatto alla fotografia meditativa, ma la mancanza di praticità di appare evidente. Molti utenti M3 chiesero la modifica in fabbrica per passare dal double stroke al single stroke. Successivamente (1958 #919251) Leitz adottò il single stroke di serie per tutte le M3 (e nessuno rimpianse il colpo doppio). Le MP nacquero nel 1956, in piena era double stroke, per cui non stupisce che, inizialmente, tutte le MP fossero “double stroke”, tuttavia molte furono inviate indietro per essere modificate in single stroke. Punto essenziale. Questa modifica non venne inizialmente pensata da Leitz, ma fu voluta direttamente dai grandi fotografi. Considerando che la M2, dalla nascita (1957), adottò il single stroke, si può a ragione concludere che, per questo aspetto la M2 sia una evoluzione della M3.
5)    Manual frame selector. Ovvero la possibilità di selezionare manualmente le cornicette nel mirino, a prescindere dall’ottica montata. Le primissime M3 non avevano questa possibilità; essa venne introdotta l’anno successivo al debutto (1955 #785891). Le MP e le M2 hanno questa facoltà da sempre. Anche sotto questo aspetto si può concludere che la M2 sia una evoluzione della M3.
6)    Piastra pressa pellicola in metallo. Le prime M3 lo avevano in vetro; il passaggio al metallo è di tre anni dopo il debutto (1957 #844001). Le MP e le M2 la hanno in metallo da sempre. Anche sotto questo aspetto si può concludere che la M2 sia una evoluzione della M3.
7)    Tempi in progressione matematica. Le prime M3 conservavano la tradizionale progressione delle Leica a vite (dal 1925) B, 1, 2, 5, 10, 25, 50, 100, 250, 500, 1000; il passaggio ad una più moderna, razionale e standardizzata progressione matematica è di tre anni dopo il debutto (1957 da #854001) B, 1, 2, 4, 8, 15, 30, 60, 125, 250, 500, 1000. Le MP e le M2 la hanno da sempre. Anche sotto questo aspetto si può concludere che la M2 sia una evoluzione della M3.
8)    MP Leicavit. Le M3 non hanno mai avuto la possibilità di montare un Leicavit, ossia un motore (quantunque azionato a mano) per l’avanzamento della pellicola in alternativa alla leva di carica. Era possibile chiedere una modifica in fabbrica per consentire tale montaggio, ma appunto la M3 doveva essere modificata su richiesta. Tale eventualità non è mai stata introdotta di serie. Né la cosa può stupire perché, un ricco che fotografa ogni tanto, non avverte alcun bisogno di appesantire la propria Leica con un motore. Si tratta di un accessorio che interessa esclusivamente il fotografo professionista. Le MP e le M2, hanno da sempre la facoltà nativa di accettare il Leicavit. E’ una circostanza questa molto importante, perché esclude che la M2 sia una evoluzione della M3; bensì che la MP e la M2 seguono una strada diversa rispetto alla M3: esse sono destinate ai fotografi professionisti, gli unici realmente interessati ad un motore. Questa è la prova regina che la M2 è stata pensata per un pubblico diverso rispetto a quello della M3.
9)    Anelli porta cinghia triangolari. La M3 li ha avuti di diverse forme e posizioni lungo la sua produzione. La M2 solo tondi.
10) profondità di campo nel mirino. Le prime M3 non avevano questa caratteristica, la quale venne introdotta successivamente (1958 #919251). Essa era assente anche nella MP, ma l’assenza era giustificata, in quanto essa venne introdotta successivamente. La M2 lo aveva di serie sin dalla nascita (1957 #926001). I lettori attenti avranno notato che qualcosa non torna: una M2 del 1957 ha numero di serie 926001, mentre una M3 del 1958 ha numero di serie più basso: 919251. Dov’è l’errore? Nessun errore, bensì una spiegazione semplice funzionale ad illustrare la tesi qui descritta e pertanto meritevole di esposizione. Da sempre Leitz nutre una passione per i numeri tondi. Già nel 1800, quando produceva esclusivamente microscopi, Leitz regalava ( per motivi pubblicitari)un proprio prodotto avente un numero di serie pieno, ad un esponente illustre dell’epoca (quasi sempre uno scienziato tedesco). La prassi passò alle fotocamere ed in aggiunta, il debutto di ogni nuovo modello, doveva coincidere con un numero di serie pieno. Il numero di debutto di un nuovo modello, pertanto, veniva scelto in anticipo rispetto alla produzione corrente, e combaciava con il numero pieno il cui avvento sarebbe stato più vicino. Tuttavia, le esigenze di marketing, non potevano ovviamente attendere che la produzione raggiungesse il numero pieno fatidico: il nuovo prodotto doveva debuttare nel momento più opportuno (solitamente in occasione della presentazione ad una importante fiera espositiva). Nel caso della M2, il debutto con un seriale pieno (926001), avvenne nel 1957, prima che la numerazione corrente raggiungesse tale livello. Per l’esatto ordine cronologico, pertanto, occorre avere riguardo esclusivamente alla data di fabbricazione, piuttosto che al numero di serie. Questo dimostra che la profondità di campo visibile nel mirino fece il suo debutto nella M2: la M3 seguì l’esempio, e la MP era già uscita di produzione. Alcune MP ottennero tale caratteristica su richiesta dei proprietari.
11) Film remainder. A causa del progresso tecnologico, e nello specifico dell’aumentata sensibilità delle pellicole fotografiche, si è reso necessario modificare il remainder del tipo e sensibilità delle pellicole che si trova inciso nella parte posteriore. La M3 ha tre diversi tipi 1) 6-200 ASA; 2) 4-1000 ASA; 3) 4-1300 ASA. La M2 invece solo due: 4-1000 ASA e 4-1300 ASA

VERSIONI

M2 (Type 1) 1957 – da #926001 (21.441 pezzi) su 85.200 totali 25%
La prima versione aveva un bottone per lo sblocco pellicola (invece che la leva come la M3) e non aveva il self timer
Novità – 1958 da #931001 a #933000 (2.000 pezzi)
Hanno una finestra più piccola
M2 (Type 2) 1959 da #970261(10.739 pezzi) su 85.200 totali 13%
La seconda versione aveva la leva per lo sblocco pellicola (come la M3) e non aveva il self timer.
Tuttavia, già dal 1958 da #947501 (#949101 secondo altra versione), il cliente poteva chiedere, al momento dell'ordine, che fosse montato il self timer, come optional. Secondo una 1a tesi (poco credibile) la sigla M2X sarebbe il nome (non ufficiale e men che meno inciso sul plate) dato alle M2 seconda versione equipaggiate con il self timer su richiesta del cliente.
M2X (2a tesi James Lager) – 1962
è nome che compare nei cataloghi (ma non compare inciso sul plate) per indicare la M2 senza self timer, annunciata da Leitz nel 1962. Si tratta di un ritorno alle origini. La sigla serve per distinguerla dal Type 1 (la prima M2 del 1957) che non aveva il self timer.
M2 (Type 3) – 1960 da #1004151 (53.020 pezzi) su 85.200 totali 62%
La terza versione aveva sia la leva per lo sblocco pellicola (come la M3), sia il self timer (come la M3)
M2S (code: KOOHV) – 1960 #1004151
è nome che compare nei cataloghi (non compare inciso come tale sul plate) dato in USA appunto a questa terza versione.
M2-M (o M2-Mot) – 1966 da #1163771 a #1164046 (276 pezzi) (esempio: #1163840)
M2 modificata per poter montare un motore elettrico. La sigla compare incisa sul plate superiore. Come la MP2 autentica accetta il motore elettrico, si differenzia da quella perché effettivamente commercializzata e non mero prototipo. Comunque era possibile chiedere una modifica in fabbrica per fare in modo che qualsiasi M2 accettasse il motore elettrico.
MP2 (autentica) – 1958/59 (secondo Rogliatti 1962/63) tra #935501 e #935511 (12 pezzi) + tra #952001 e #952015 (15 pezzi)

La definisco autentica per distinguerla dalla volgarmente detta MP2 (vedi sotto). La autentica (al contrario dell’altra) porta la sigla incisa sul plate superiore. Pochissimi pezzi a livello di prototipi interni. E’ equipaggiata con circuiti elettrici in fabbrica per sperimentare il motore elettrico.

MP2 – 1958 da #935001 a #935512 + 1959 da #952001 a #952015 (527 pezzi)

nome che non compare inciso come tale sul plate. Non è altro che una comune M2S (ossia con autoscatto) venduta insieme al Leicavit. Prendeva semplicemente il posto della MP la cui produzione non solo era per utenti selezionati, ma era anche cessata.
Novità – 1959 da #960601
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M2 Luftwaffe - 1960 da #1005751 a #1005770 (20 pezzi totali)
è il nome non ufficiale per indicare una fornitura speciale per l’aviazione militare tedesca. Nei registri queste fotocamere sono indicate come se fossero “nere”. Specifiche: 1) cornicette 35, 50, 90 e 135 mm; 2) finitura grigia; 3) senza selftimer

M2 NASA Nome non ufficiale. Fornitura per il programma spaziale

M2S (nome militare KS-15) – 1966 da #1162451 a #1164550 (2.100 pezzi totali)
Anche detta “M2 Vietnam era”
Si tratta del modello normale di M2 con una modifica (rocchetto ricevente fisso e non più asportabile) per permettere il caricamento rapido della pellicola. La stessa modifica diventerà lo standard nelle Leica M4. Non va confuso con M2-S, nome non ufficiale usato solo in USA per designare le M2 con self timer.
M2–R –1969 da #1248201 a #1250200 (2.000 pezzi)
Sembrerebbe una anomalia: la produzione di M2 cessò nel 1967 con la #1165000. In realtà si tratta semplicemente della M2S venduta al pubblico. L’esercito USA aveva ritirato la commessa di M2S, così la Leitz dovette vendere le fotocamere sul mercato civile. La sigla compare incisa sul plate superiore. Ne esiste solo una nera (#1207000) ed una chrome poi trasformata in black-chrome per errore(#1248646). A mio avviso queste camere non vanno sommate alle M2S perché sono semplicemente le stesse: delle 2.100 camere commissionate dall’esercito USA, solo 100 vennero effettivamente usate, mentre le altre 2.000 non furono consegnate perché la commessa venne ritirata. Pertanto il numero della M2-R è ricompresso nelle M2S e la produzione di M2 cessò effettivamente nel 1967; le M2-R vennero vendute (non prodotte) nel 1969, ed il numero di serie venne cambiato per non farle sembrare per quello che erano: fondi di magazzino.

Produzione dei primi due anni (1957 – 1958)

SN iniz  SN fine   nome             anno    pezzi
926001   92600     M2               1957      200
929001   931000    M2 nera          1958     2000
alcune versioni negano che si tratti di modelli neri
931001   933000    M2 finestra piccola 1958     2000
questa finestra più piccola compare solo in una fonte
935001   935501    M2P M2+leicavit    1958      500
935501   935511    M2P motore elettr.   1962?     11?
935513   937500    M2 cromata       1958     2500


CODEWORDS

Leitz usava, originariamente, un codeword alfabetico di cinque lettere; successivamente è stata adottato un codice numerico.
All’epoca delle prime Leica M (anni cinquanta) i due codici coesistevano.
Le telecamere M2 con attacco del treppiede (tripod bush) di tipo europeo (1/4 pollice) hanno come terza cifra del codeword numerico il n. 3 (es. 10308). Quelle con attacco treppiede di tipo USA (3/8 pollice), quindi di diametro più piccolo, hanno come terza cifra del codeword il n. 8 (es. 10808).

10300 M2X (M2 senza self timer post 1962)
KOOHE 10308 M2 solo corpo chrome (con o senza self-timer ante 1962)
      10309 M2 solo corpo black(con o senza self-timer ante 1962)
KOOHV M2S (M2 con self-timer post 1962)
10331 M2 con con Summicron 35/2
10333 M2 con con Summaron 35/2,8
KIHOO 10335 M2 con con Elmar 50/2,8
KIOOL 10336 M2 con con Summicron 50/2
KSOOB 10337 M2 con con Summilux 50/1,4
KNOOG 10338 M2 con con Summicron 50/2 messa a fuoco brevi distanze
KEZOO 10339 M2 con con Elmar 50/3,5
KOOIW M2 con con Summarit 50/1,5





Leica M2 SUMMA

Produzione M2: 1957 (#926001) – 1967 (#1165000) (11 anni) Totale 85.200 pezzi (poco più di 1/3 rispetto alle M3). Secondo una diversa f...